Miele, l’oro dei Rondinini
Tiziano Rondinini è un apicoltore che si è sempre distinto per il contributo nello sviluppo del settore dell’apicoltura nazionale. Per questo, nel 2007, è stato nominato dal Presidente della Repubblica “Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana”. L’attività dell’Azienda Agricola Rondinini non si ferma solo a Pieve Cesato, vicino a Faenza, dove si colloca, ma produce e vende lungo tutta la penisola italiana.
Di seguito l’intervista a Tiziano Rondinini:
1. Per lei l’apicoltura è una tradizione di famiglia. Fin da bambino il suo sogno era di proseguire con questa attività?
Da quando sono nato nel 1961 sono cresciuto in mezzo alle api; l’attività di apicoltura dei Rondinini era già sviluppata, l’inizio, infatti, risale al 1935.
2. A che età è entrato nell’azienda?
Già all’età di 8 anni andavo con mio padre dalle api e seguirlo costantemente mi ha permesso di imparare molto presto i segreti di questo mestiere. È difficile spiegare per quali motivi si decide di intraprendere il lavoro di apicoltore, ma il contatto con questi insetti comporta una continua ricerca che coinvolge a livello emozionale.
3. Come è cambiata l’apicoltura dal suo ingresso nel settore ad oggi?
Attualmente vedo molto interesse da parte dei giovani nell’orientarsi all’allenamento delle api, purtroppo molti credono che le api siano come allevare altri animali. Ma la situazione è molto complessa. Occorre, innanzitutto, avere la “passione” che ci permette di sopportare le immense fatiche per i trasferimenti degli alveari nella notte. Serve rispettare i cicli della natura, non bisogna far forzature come, ad esempio, nutrire gli alveari in pre raccolto. Bisogna lasciare che sia la natura stessa a stabilire il regolare ritmo.
4. In cosa si distingue il suo metodo di lavoro?
Il metodo di lavoro è quello dell’applicazione del biologico dal 1996; la tecnica utilizzata per l’allevamento è quella di scegliere le aree più vocate. Perché è la natura stessa che ci permette di ottenere grandi risultati.
5. Quante arnie avete ora? E in quali regioni italiane?
Attualmente la mia azienda sviluppa l’allevamento di 400 alveari in 4 regioni diverse. In Basilicata per la produzione di mieli di rosmarino, arancio, eucalipto. In Abruzzo per la produzione di millefiori. In Piemonte e Lombardia per mieli di acacia, castagno e melata.
6. Ci sono territori più vocati alla produzione di un miele, piuttosto che un altro?
Certamente i giacimenti nettariferi sono diversi, l’apicoltore deve conoscere perfettamente l’area di raccolta e le varie fioriture che si presentano e soprattutto nel periodo che si verificano in materia tale da poter effettuare un piano produttivo.
7. Gli italiani consumano molto miele? Sono attenti alle diverse varietà e tipologie? Quali preferiscono?
Se debbo cogliere una lacuna, una di queste è la limitata comunicazione da parte delle associazioni per far capire l’importanza del miele nell’alimentazione quotidiana. Dico questo perché in diverse trasmissioni televisive gastronomiche del miele se ne parla pochissimo. Ritengo che ci vorrebbe una vera politica di orientamento dei consumi, si tratta dell’alimento più antico del mondo e fa bene alla salute.
8. Oltre al miele, la sua produzione varia tra pere, cachi. Quali sono le novità che girano attorno a questi due frutti?
Sì, nella mia azienda agricola vengono coltivate diverse varietà di pere (William, Conference, Decana e Abate Fetel). La produzione totale viene conferita alla cooperativa locale Agrintesa che fa parte del progetto Opéra. Un’altra coltivazione sono i cachi, in particolare la varietà Rojo brillante che può essere consumato come cacomela.
Attualmente ho creato una forma essiccata con cacao al 70% un vero snack naturale.
9. Ha degli obiettivi futuri? Se sì, quali?
Un progetto futuro è quello di approfondire la raccolta del veleno delle api, che mi è stato richiesto per elaborare prodotti cosmetici. Attualmente sto sperimentando metodologie di estrazione e creazioni di prototipi, apparecchiature per la raccolta del veleno. Sempre dinamici per le novità.
Intervista di Donatella Luccarini