Punti di vista diversi
Se questo periodo di chiusure e di limitazioni di spostamenti può insegnarci qualcosa, è di vedere con occhi nuovi. Se l’autore di “Viaggio intorno alla mia camera” nel 1794 dedica un romanzo intero agli arredi e contenuti della sua stanza, visti però con gli occhi di un esploratore, anche noi possiamo cogliere l’opportunità del restare fermi per aprire il nostro sguardo e la nostra mente, aiutati per di più dalla tecnologia del 21° secolo. Abbiamo la facoltà di andare avanti e indietro nel tempo, di soffermarci dove ci piace, di adottare nuove prospettive, di farci ispirare, di dare importanza ai dettagli. Di ripartire, quando sarà il momento, un po’ diversi da come eravamo prima.
Parlando di vedere qualcosa con diversi occhi, da un punto di vista nuovo, non si può non parlare dell’arte di Pieter Bruegel. In essa ci addentriamo in quadri affollati di personaggi, dettagli architettonici stravaganti, paesaggi curatissimi. Tra i suoi quadri, conservati nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, il più affascinante è quello che rappresenta la costruzione della Torre di Babele. Si vorrebbe restare ore e ore a scoprire i particolari, dalla torre stessa, dai personaggi umani. Con www.insidebruegel.net, il museo offre uno strumento per “entrare dentro” le sue opere di tramite la macrofotografia che permette ingrandimenti eccezionali, ma anche immagini fatte con infrarossi e con raggi x. Uno sguardo speciale su un mondo lontano nel tempo, ma vicino nella rappresentazione dell’animo umano.
Durante una passeggiata nel parco Mirabell, nel cuore di Salisburgo, si è circondati da tigli profumati, dal suono delle goccioline che cadono nelle fontane barocche, da creature di pietra. Dei, eroi, animali fantastici. Sono momenti preziosi per assaporare la bellezza del luogo e la quiete rigenerante. Un pizzico di magia entra con il Castello Mirabell, fatto costruire nel 1606 dal principe arcivescovo Wolf Dietrich per la sua amante Salome Alt. Oggigiorno ospita i matrimoni più romantici in assoluto.
Per quanto riguarda la scarsa considerazione del contributo femminile alla produzione artistica, rispetto a quella maschile, essa continua ad essere materia per libri e fonte di dibattito. Una mostra mette finalmente nella giusta luce le artiste della Wiener Werkstätte e il loro importante contributo alla famosa comunità viennese di design e produzione. La mostra del MAK, che comprende più di 600 opere, pone l’attenzione sul loro lavoro creativo.
Continuando questo viaggio turistico e artistico, non si può non citare l’enigmatico e famoso pittore Gustav Klimt. Chi penserebbe mai che all’interno di una villa alla periferia di Vienna si nasconde il suo ultimo atelier? Esso viene rappresentato nel quadro “Il giardino delle rose” del 1912. Ora di proprietà privata, il dipinto mostra il giardino – rifugio dell’artista. In questo magico luogo ha creato più di 50 opere.
Egon Schiele, subito dopo la morte improvvisa di Klimt, chiese che la “casa insieme al giardino e all’arredamento” fosse acquistata e conservata così com’erano. Così fu, anche quando i nuovi proprietari fecero costruire una villa, inserendo però l’atelier nella nuova costruzione. Tutto cambiò con l’arrivo dei nazisti. I proprietari della villa dovettero fuggire all’estero, la villa fu sequestrata, poi restituita dopo la guerra, infine venduta allo stato austriaco che per lungo tempo se ne disinteressò.
La villa rischiava di cadere in rovina, ma tramite un’iniziativa popolare, lo Stato si dedicò al restauro. Anche il giardino è stato ripiantato fedele all’originale, e le rose damascene, le cosiddette “rose Klimt”, riprodotte da un esperto, con i germogli di due piante madri innestate su rose selvatiche.