Il nuovo libro di Luigi Grassia
“Savoia corsari e re del Madagascar. Dieci scoop degli archivi della dinastia”, frutto di lunghe ricerche nell’Archivio di Stato di Torino. Una fantasmagoria di vicende rocambolesche, gialli storici, omicidi col veleno, principini sostituiti in culla, processi alle streghe, roghi e squartamenti, papi e antipapi. Ci sono pagine della storia dei Savoia di cui finora si è parlato troppo poco perché il pubblico possa dirsene davvero informato, anche solo per un verdetto del tipo “io non ci credo” con cognizione di causa. Oltretutto, potrebbero essere proprio questi i fatti più curiosi e interessanti riguardo ai Savoia.
La vicenda più controversa, ma avvalorata da Massimo d’Azeglio e molto intrigante, riguarda la possibile sostituzione del principino (e futuro re d’Italia) Vittorio Emanuele con un altro bambino. La notte del 16 settembre 1822 un rogo carbonizzò il lettino di Vittorio e la balia che lo accudiva; lei morì, mentre lui fu mostrato in pubblico nei giorni successivi, del tutto incolume. Molto strano. La vox populi disse che il principino era morto e al suo posto era stato messo il figlioletto di un macellaio soprannominato Maciacca, o Tanaca (vero nome Gaetano Tiburzi). Numerosi dignitari, fra cui d’Azeglio (“il bambino morì abbruciato”), espressero la stessa opinione. Ma perché la messa in scena, se tale fu? C’erano gravi ragioni di politica internazionale. In quel momento, Vittorio Emanuele era l’unico figlio di Carlo Alberto e l’unico erede della dinastia, e se fosse morto le potenze europee avrebbero potuto accordarsi per dichiarare estinti i Savoia e sostituirli con un altro casato.
Tutto vero, tutto falso riguardo a re Vittorio Emanuele figlio di un macellaio? Per lo meno il dubbio è lecito; nella storia delle famiglie reali si è visto questo e altro. Sembra inverosimile che nello stesso rogo la balia muoia carbonizzata e il bambino che lei accudisce non subisca neanche una bruciatura, nel suo lettino ugualmente carbonizzato. Per chiarire il mistero servirebbe un esame pubblico del Dna.
Fra le altre vicende indagate da Grassia nel suo libro sui Savoia ci sono avvelenamenti degni dei Borgia e vari processi per stregoneria, fra cui uno (anacronistico) con tortura e squartamento che si consumò a Torino quando già albeggiava l’Età dei Lumi. Invece la storia che dà titolo al libro riguarda i pirati del Madagascar che proposero a Vittorio Amedeo II di proclamarsi re di quell’isola; i pirati lo avrebbero seguito con entusiasmo, chiedendo in cambio soltanto una cosa: che il sovrano li promuovesse immediatamente a corsari al suo servizio, così che non fossero impiccati come volgari predoni in caso di cattura da parte di navi da guerra inglesi, francesi, olandesi eccetera. Alla fine il matrimonio d’interesse fra i Savoia e i pirati del Madagascar non fu combinato, ma ci si andò vicino.
Ne avevate mai sentito parlare? Nel libro di Grassia scoprirete una storia dei Savoia come non l’avete mai letta, ma se alcuni racconti vi sembreranno improbabili o persino stralunati, in nessun caso si tratta di fake news.
Luigi Grassia è giornalista e scrittore. Per “La Stampa” ha firmato reportage da più di 110 Paesi inanellando anche esperienze un po’ sopra le righe, fra cui: un colloquio con la principessa Victoria di Svezia, un volo in mongolfiera (con caduta a precipizio) sul Deserto Rosso dell’Australia, una nuotata in mezzo agli squali delle Bahamas e un’avventura da cowboy in Arizona. Fra altre cose, è cittadino onorario del Texas.
Donatella Luccarini