Poco “Dress-Code” molto vintage…
L’edizione di quest’anno del Met Gala si è rivelata “non proprio in linea col tema e meno spumeggiante rispetto allo scorso anno”, secondo il New York Times. Molti si aspettavano di vedere sfilare abiti e look più creativi, più stravaganti. Del resto il MET Gala è principalmente uno show/evento. In effetti osservando la serata in diretta, si percepiva già dai primi arrivi che il dress-code è stato interpretato da molti in maniera piuttosto tradizionale. Nonostante il tema “Glamour Dorato e Cravatta Bianca” suggerisse precisi riferimenti stilistici e temporali, l’impressione generale era piuttosto quella di una serata in costume Old-Hollywood col sapore di Grande Mela.
Il periodo d’oro dell’America di fine Ottocento suggerito da Vogue è stato condito da molti stylists con elementi, silhouettes e volumi molto più recenti. Glamour meglio dire hollywoodiano e una particolare nostalgia per gli anni novanta e i primi duemila, hanno ispirato molti outfit, riconfermando quello che al momento sembra essere un forte trend: il vintage. D’autore e da passerella, fortemente ricercato e richiesto dalle celebrità e dagli addetti ai lavori che le vestono.
Abbiamo avuto l’opportunità di lavorare con due studi di New York ai quali era stato affidato il compito di vestire alcune modelle famose. Carlos Nazario e il suo staff di New York, hanno curato i look per Kendall Jenner, Paloma Elsesser, Anok Yai e Karlie Kloss. Lo studio di Gabriela Karefa Johnson, sempre a New York, ha curato invece l’immagine di Bella Hadid e Adut Akech. Entrambi gli stylists hanno orientato la ricerca di ispirazioni e abiti verso il vintage. Capi ed accessori di high-end fashion. Una preferenza per la Haute Couture sul Red Carpet, e hits iconiche di Ready-To-Wear per gli After-Parties organizzati nelle varie venues di Manhattan. Pezzi che hanno segnato la loro epoca. Iconici di uno stile e del periodo creativo più significativo di un designer. Provenienti da collezionisti esperti e rivenditori specializzati.
Una nicchia in espansione e un fenomeno in crescita: negli ultimi due anni infatti è eclatante il fenomeno dei revival. Marchi e modelle del periodo compreso tra la fine degli anni ottanta alla metá del primo decennio del 2000, tornano in scena e spopolano tra le nuove generazioni che non hanno avuto modo di vivere quegli anni dal vivo. Accanto a questo fenomeno si è sviluppata una realtà di collezionisti e rivenditori unicamente focalizzati nel reperire abiti, accessori e a volte interi outfit dalle passerelle più prominenti di quel periodo.
Vintage dealers rinomati come Ninagabbana a Parigi (www.ninagabbanavintage.com ), My Runaway Archive a Londra (www.myrunwayarchive.com ), Quinvin Archive a Praga (www.queenvinarchive.com ), Pechuga Vintage a New York (www.pechugavintage.com ), per citate I più attivi. Collezionisti come Steven Philips a Brighton, Hannes Klein Archive a Berlino, o i piú famosi Alexander Fury e Hamish Bowles. Propongono una rassegna dei capi da sfilata più iconici di fashion designer come Gianni Versace, Valentino Garavani, Roberto Cavalli, John Galliano, Christian Dior disegnato da Galliano (uno dei marchi più ricercati e costosi). Ma anche Alexander Mc Queen, Vivienne Westwood Gold Label, Martin Margiela, Comme dea Garçons, per citare le Fashion houses i cui capi sono più apprezzati.
Per I capi vintage di questi marchi esiste un mercato frenetico che passa attraverso piattaforme come Vestieire Collective, eBay, Rebelle. Esiste anche una casa d’Aste specializzata. Kerry Taylor Actuion a Londra
(www.kerrytaylorauctions.com) organizza due aste all’anno: “Passion for Fashion”. A giugno e a dicembre propone capi da sfilata che raggiungono a volte offerte da svariate migliaia di sterline. La rarità di capi e accessori che hanno 20/30 anni determina l’esclusività di questi pezzi e di conseguenza l’attenzione degli stylist che vestono le celebrità.
Per tornare al red carpet di New York lo scorso 03 maggio, e volendo rimanere in tema di vintage non possiamo non citare la comparsa Kim Kardashian. É riuscita a perdere 7 chili in 3 settimane per entrare nell’abito di paillettes dorate che Marilyn Monroe indossò con la cappa di visone bianco, per cantare gli auguri di compleanno al presidente Kennedy nel 1962. Kim, l’ultima a salire la scalinata del Metropolitan Museum, resa leggendaria per una serata. Un vero trionfo di glamour dorato.
VS – Hannes Klein