Un inno alla pace

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Mi piace leggere l’annuncio dell’evento MEMORARE ’24, Danza e Canto per la Pace nella Basilica di
San Petronio, in programma a Bologna il prossimo 16 settembre alle 20,30, come qualcosa che ha il suo seme nella religione, o meglio nello spirito religioso, e va oltre elargendo una sorta di nutrimento universale.

Memorare passata edizione, foto di Vito Lorusso

Mentre scorro la locandina mi affiorano alla mente le parole di Giovanni Pascoli:”… benedire la vita, che è bella; cioè sarebbe; se noi non la guastassimo a noi e a gli altri. Bella sarebbe; anche nel pianto che fosse però rugiada di sereno, non scroscio di tempesta; anche nel momento ultimo, quando gli occhi stanchi di contemplare si chiudono come a raccogliere e riporre nell’anima la visione, per sempre. Ma gli uomini amarono più le tenebre che la luce, e più il male altrui che il proprio bene…”. E poi mi sovvengono i versi di Giuseppe Ungaretti: “Il mio supplizio / è quando / non mi credo / in armonia”.

Jacopo Tissi fotografato per ‘Memorare 24’ da Vito Lorusso

A che punto stiamo? Basta guardarsi attorno, tanto lontano come vicino, per compilare in fretta un affollato inventario di vite mal spese, di vite negate, di donne, uomini e persino bambini che hanno smarrito l’armonia o forse non l’hanno mai conosciuta, ma che dentro di sé, consciamente o inconsciamente, la vorrebbero come il più prezioso bene. L’armonia, termine astratto eppure maledettamente concreto sol che lo si riempia di amore o, se non si sa arrivare a tanto, almeno di buone intenzioni e buone pratiche, attinte, se non altrove, al fonte del ius naturale, è anche termine proprio della filosofia, della musica, dell’architettura, della pittura, della scultura e, più in generale, espressione di quella consentaneità sui principi e valori basilari che è l’efficace e solo antidoto alle dissonanze, chiamiamole così, che caratterizzano questo nostro tempo.    

Memorare passata edizione, foto di Vito Lorusso

La combinazione dei (tremendi) guasti prodotti dall’uomo e dell’armonia troppo spesso infranta con inaudita malvagità, concorre significativamente, a mio modo di vedere, a rendere alta l’attesa per il Giubileo 2025, quale grande occasione religiosa, ma anche laica, di recupero di umanità. Anzi, ecumenica, giacché non può escludere nessuno dall’essere meritevole d’attenzione nelle sue ragioni e nei modi di farle valere né di farsi coautore – e quindi beneficiario – del ripristino o della riconquista di un po’ d’armonia, non probabilmente quella con la “a” maiuscola, ma quella che passa dalla tolleranza, dal mutuo rispetto, dalla ricerca anche ostinata di composizione pacifica dei dissidi (quando il conflitto si fa violento e scoppia tra uomini si chiama delitto, quando scoppia tra stati si chiama guerra), insomma da quella serie di atteggiamenti che riassumiamo nel concetto di convivenza civile. Sono auspici? Sono illusioni? No, sono speranza e la speranza è la dimensione fondamentale dell’uomo.

Bozzetti dei costumi disegnati da Giuseppe Tramontano, famoso stilista e costumista, per i danzatori Sergio Benal e Jacopo Tissi

Memorare ’24, che del Giubileo costituisce un momento prodromico, coltiva la speranza. E lo fa
valendosi delle Parole, della Danza e della Musica per suscitarla o rinvigorirla nei cuori, ma, al contempo, per sollecitare tutti ad un’operosa presa d’atto: occorre agire ispirati dalla fraternità e non dalla divisione. Lo “strumentario” messo in campo – Parola, Danza, Musica – sarà nelle mani di artisti e interpreti di
talento: l’ attore Gabriele Lavia, Jacopo Tissi e Maia Makhateli, entrambi Principals al Dutch National Ballet, la stella del flamenco Sergio Bernal, i coreografi e interpreti Sasha Riva e Simone Repele con la danzatrice giapponese Yumi Aizawa, le danzatrici Estelle Bovay e Arianna Kob di CCN/Aterballetto.

Maia Makhateli , La Bayadère, foto di Fabrizio Sansoni-Opera di Roma 2023

L’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, i cantori della Cappella Musicale, diretta dal Maestro Michele Vannelli, e la Basilica con la sua sacralità ammanteranno l’evento di rara intensità e suggestione.
Vediamo in dettaglio che cosa ci aspetta lunedì 16, che cosa la Chiesa di Bologna ispirata dal magistero del cardinale Matteo Zuppi, il Comune di Bologna con il sindaco Matteo Lepore e il Teatro Comunale di Bologna con il sovrintendente Fulvio Macciardi, hanno inteso e voluto promuovere. Il progetto della Manifestazione è di Vittoria Cappelli, la Signora della danza, che cura la direzione artistica insieme a Valentina Bonelli e don Stefano Culiersi. Anzitutto una preparazione al Giubileo imminente, l’occasione di riconciliazione con Dio, con i fratelli e con la terra, che non possiamo disattendere. La risonanza è con l’appello di papa Francesco a essere “fratelli tutti”, in una cultura di pace, come il pontefice scrive nella sua enciclica sulla fraternità universale.

Memorare passata edizione, foto di Vito Lorusso

Da Bologna, Memorare ’24 lancerà l’invito del cardinale e arcivescovo Matteo Zuppi a unirsi per dare speranza al mondo, nel segno della solidarietà. L’incontro della comunità che accoglierà l’appello vorrà essere un argine ai venti di guerra, antichi (ricordiamo tra le altre la strage di Monte Sole, Marzabotto – Bologna, nel 1944) e attuali, soprattutto i fronti aperti in Ucraina e in Palestina, che provocano e inquinano le nostre coscienze proponendo solamente vie di violenza. “Mai come oggi abbiamo bisogno che la parola pace torni a risuonare con forza nelle nostre vite e nelle nostre comunità. I tanti fronti di guerra e di conflitto aperti ci richiamano a quella che è la missione di Bologna: battersi ogni giorno per costruire e sostenere il dialogo e un linguaggio di pace.

Bozzetti dei costumi disegnati da Giuseppe Tramontano, famoso stilista e costumista, per i danzatori Sergio Benal e Jacopo Tissi

Bologna ha marciato più volte in questi anni insieme ai rappresentanti delle comunità religiose, alle tante organizzazioni, ai tanti cittadini e cittadine per ribadire l’importanza di camminare l’uno accanto all’altro, lavorando tutti insieme alla costruzione di politiche per la pace, di convivenza, di rispetto e valorizzazione delle diversità”, sottolinea il sindaco Matteo Lepore. I linguaggi artistici della danza, della musica, del canto, della parola, uniti nell’aspirazione a un’opera d’arte totale, torneranno ad abitare la Basilica di San Petronio sulla traccia di tre temi in forma di dittici: guerra (conflitto; lamento), transizione (preghiera; compassione), pace (riconciliazione; speranza).

Angelin Preljocaj 2014, foto di Joerg-Letz

La parola

Gabriele Lavia, notissimo attore, darà voce all’enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti” che è anche il leitmotiv della serata. Per decenni è sembrato che il mondo avesse imparato da tante guerre e fallimenti e si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione. Ma la storia sta dando segni di ritorno all’indietro. Questo ci ricorda che ogni generazione deve fare proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. Malgrado queste dense ombre, che non vanno ignorate. Dio infatti continua a seminare nell’umanità semi di bene. Invito alla speranza, che ci parla di una realtà che è radicata nel profondo dell’essere umano, indipendentemente dalle circostanze concrete e dai condizionamenti storici in cui vive. Se l’intervento di apertura ci aiuterà a sentirci più consapevoli dell’attuale situazione di conflittualità diffusa e di smarrimento dei propositi di pace, la conclusione invece riproporrà la dichiarazione di fraternità universale che papa Francesco ha sottoscritto con il grande Imam Ahmad Al-Tayyeb nel 2019.

Jacopo Tissi fotografato per ‘Memorare 24’ da Vito Lorusso

La danza

Si raccoglie intorno a tre dittici: guerra (conflitto; lamento), transizione (preghiera; compassione),
pace (riconciliazione; speranza) e al suo messaggio.

Riva Repele Aizawa, L’histoire du soldat

La guerra

L’attuale clima di guerra diffusa, che ci interpella con le sue continue tragedie e i rischi di allargamento, è narrato da due coreografie, una contemporanea, l’altra classica. L’esperienza del conflitto è racchiusa nella folgorante vicenda dell’Histoire du soldat, coreografata e interpretata da Sasha Riva e Simone Repele (Compagnia Riva&Repele) insieme alla danzatrice Yumi Aizawa. La guerra che richiama il soldato al fronte travolge gli affetti familiari e diventa lacerazione interiore.

Sasha Riva ritratto

Nella forma di cammeo narrativo la evoca un segno coreografico intimo e drammatico, sul celebre Adagio di Tomaso Albinoni. Il lamento per la pervasività del male è affidato all’assolo di Nikija tratto dall’atto secondo del balletto ottocentesco La Bayadère di Marius Petipa. Ne restituisce l’invocazione disperata Maia Makhateli, mostrando i segni della sofferenza sul suo corpo prostrato, simbolo di ogni tragedia causata dall’ingiustizia. Il grido inascoltato dal potere terreno trova accoglienza in Basilica ai piedi del Cristo crocifisso, Colui che ha sofferto per il male dell’umanità.

Da sinistra: CCN Aterballetto – Arianna Kob, foto di Lorenza Daverio; CCN Aterballetto – Estelle Bovay, foto di Lorenza Daverio

La transizione

Per uscire dal conflitto è necessario avviare processi di transizione: modificando la nostra esistenza
verso una trascendenza oltre il tempo presente e una compassione oltre l’individualismo dominante.
La tensione verso la trascendenza è espressa dalla preghiera Padre Nostro proposta in prima assoluta nella coreografia e dall’interpretazione potente di Sergio Bernal, specialmente creata per Memorare ’24 sulla composizione sacra di Giuseppe Verdi.

Yumi Aizawa

Nel 1880 il compositore propose una versione musicale della preghiera insegnata da Gesù con i testi poetici allora attribuiti a Dante. Con le voci del Coro della Cappella Musicale di San Petronio, danzata ai piedi del Crocefisso, la coreografia mira ad esprimere i sentimenti religiosi e spirituali di tutti noi. L’individualismo trova il proprio superamento nella compassione, la stessa che attraversa il secondo atto del balletto epitome del romanticismo, Giselle. Dove la protagonista sa guardare con compassione il giovane amato che ha causato la sua morte.

Sergio Bernal

L’interpretazione di Maia Makhateli e Jacopo Tissi dell’Adagio dell’atto bianco restituisce il sentimento di protezione con cui la fanciulla difende, con il suo stesso corpo, colui che pure ne aveva tradito l’amore. Perché non sarà mai la vendetta a portare la pace.

Gabriele Lavia ritratto

La pace

Superata la chiusura dei nostri orizzonti, quand’eravamo concentrati sulla nostra immanenza e il nostro egoismo, possiamo finalmente contemplare la pace. Riconciliandoci con i nemici si guarda oltre il presente, si raggiunge un traguardo compiuto. Reconciliatio, una coreografia inedita di Angelin Preljocaj, appositamente composta per Memorare ’24, propone il tema urgente della riconciliazione. Sulle note per pianoforte della sonata detta “Chiaro di luna” di Beethoven, il duo femminile composto da Estelle Bovay e Arianna Kob di CCN/Aterballetto si dispiega su un notturno pensoso, tra ripieghi intimi e slanci altruisti.
Interpretando il cammino liberatorio della pacificazione per superare i propri rancori.

Maia Makhateli, Giselle

Conclude la serie di coreografie l’intenso assolo tratto dal balletto The Ninth Wave, che Jacopo Tissi portò con sé lasciando il Teatro Bolshoi e la Russia all’indomani del conflitto con l’Ucraina e che continua a danzare, memore della circostanza in cui nacque: la pandemia. Allora, sulle note di Nikolaj Rimskij-Korsakov, il coreografo Bryan Arias interpretò il dipinto del naufragio La Nona onda di Ivan Ajvazovskij, in cui struggente appare il destino dell’umanità davanti agli eventi che la sovrastano. Eppure, oltre l’ultima onda, alla speranza di giungere alla salvezza ci consegniamo volentieri, vincendo la rassegnazione che ci farebbe dire inutile ogni tentativo di rappacificazione per preparare soltanto conflitti.

Maia Makhateli Ritratto

Il canto

I sei momenti coreografici sono incorniciati dagli interventi della Cappella Musicale di San Petronio, voce della Basilica, che sostiene e amplifica i temi con il suo messaggio religioso. La Cappella Musicale Arcivescovile, diretta dal M° Michele Vannelli, proprio quest’anno celebra il 40° anniversario della sua ricomposizione e raccoglie l’antica tradizione che vide la Basilica di San Petronio protagonista della scena musicale europea per secoli. Attraverso tre brani si vuole interpretare, insieme alla danza, il sentimento del nostro tempo.

Jacopo Tissi Ritratto, foto Sasha Gusov

Timor et tremor

Con le parole dei salmi penitenziali, Francis Poulenc ha interpretato il sentimento del continente europeo alla vigilia della Seconda Guerra mondiale, nel 1939. Avanzano condizioni oscure così che senza vergogna l’anima grida a Dio il suo terrore, affidandosi a lui, suo rifugio.

Sergio Bernal, ritratto

Urlicht

Gustav Mahler inserì nella sua seconda sinfonia del 1895 il testo di Urlicht, una poesia popolare, musicando in una melodia struggente lo sgomento dell’uomo per la propria misera condizione, aspirando invece alla pace e alla felicità. Un tenero fiore, una rosellina rossa raccoglie le confidenze di chi vede il male e chiede a Dio una piccola luce, che faccia strada sino alla beatitudine, al cielo.

Simone Repele, ritratto

Abendlied

Nella sera di Pasqua i discepoli di Emmaus supplicano il Risorto di rimanere con loro. Josef Rheinberger nel 1855, ancora giovanissimo, mette in musica quella richiesta accorata, dove la presenza del Signore riempie ciò che la sera sembra invece svuotare, lasciando anche il tramonto luminoso di speranza. L’evento gratuito è andato sold out appena è stato aperto il sito di prenotazione.

Giovanni Garavaglia